Microplastiche disperse in mare, rifugio di batteri

È quanto emerge da una ricerca basata su campionamenti in mare aperto e in alcuni siti costieri svolta dall’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr in collaborazione con colleghi dell’Ecole Polytechnique di Losanna e dell’Università del Texas. Lo studio, pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bullettin, ha rivelato che i frammenti di plastica offrono un substrato per la crescita di comunità batteriche anche patogene.

La presenza di microplastiche nel Tirreno favorisce lo spread di batteri, alcuni dei quali pericolosi per gli esseri umani e gli animali. E’ quanto emerge risultati di un’attività di ricerca svolta nel 2019 da un team dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche di Verbania (Cnr-Irsa)in collaborazione con colleghi dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (Svizzera)e della statunitense Texas A&M University, condotta sia in mare aperto – nelle acque di Toscana e Corsica- sia nei siti costieri di Forte dei Marmi (Lucca)e delle Cinque Terre (La Spezia).

I risultati, pubblicati ora sulla rivista Marine Pollution Bullettin, rivelano che le particelle di plastica offrono un substrato aggiuntivo ideale per la crescita delle comunità che già proliferano nella cosiddetta “marine snow” presente in acqua, cioè l’insieme di particelle naturali composto da alghe, piante acquatiche, zooplancton – come residui di pesci e altri animali-  e fitoplancton.

“Nel nostro studio abbiamo prima quantificato la presenza di microplastiche e di particelle organiche di origine naturale, quindi abbiamo analizzato le comunità batteriche presenti su entrambi i substrati e la presenza di resistenze ad antibiotici e metalli pesanti”, afferma Gianluca Corno dell’Istituto di ricerca sulle acque (Cnr-Irsa). “In particolare, abbiamo rilevato che la maggior parte delle particelle di microplastica non seleziona ‘nuovi’ batteri – non si generano cioè, dal punto di vista microbiologico, nuovi inquinanti- ma offre un supporto addizionale su cui proliferano comunità batteriche molto simili a quelle presenti sulle particelle naturali. Tali comunità, che rivestono le particelle sotto forma di sottilissimi biofilm, sono molto diverse da quelle che vivono in acqua, e comprendono anche specie patogene per gli esseri umani o per gli animali, come Vibrio, Alteromonas, Pseudolateromonas. Ad oggi, il rischio batteriologico legato a infezioni provocate da batteri patogeni che crescono in acqua di mare è relativamente basso, soprattutto in mari estremamente poveri di nutrienti ed in acque fredde, che limitano la crescita di queste specie batteriche. La situazione però sta rapidamente cambiando”.

Con il progressivo riscaldamento delle acque, infatti, il fenomeno potrebbe ampliarsi: “Le acque sempre più calde dei nostri mari daranno a questi batteri un grande vantaggio ecologico, perché li renderanno più competitivi rispetto ai batteri marini non-patogeni, come si è già visto con il forte incremento di infezioni causate da specie patogene, tra cui Vibrio, nelle acque costiere dell’America Settentrionale. Tra essi, infatti, rientrano anche specie patogene per gli esseri umani che, oltre a rappresentare un pericolo per persone e animali, possono compromettere attività come la balneazione e in generale l’uso dell’acqua. Se a questo fenomeno aggiungiamo la già massiva presenza di microplastiche, substrati ideali che aumentano la disponibilità di micro-habitat adatti a tali batteri, la loro proliferazione sarà ulteriormente favorita”, aggiunge il ricercatore.

Lo studio non ha evidenziato differenze significative tra i campionamenti condotti in mare aperto e quelli condotti sulle coste: “Questo è dovuto al fatto che il Tirreno, e il Mediterraneo in generale, subiscono un impatto antropogenico significativo da tempo, per cui la quantità di plastica e microplastica presente, e la relativa età media delle particelle, è molto alta, riducendo le differenze tra siti di recente contaminazione e quelli invece meno esposti alle stesse. A questo contribuiscono anche le correnti superficiali che, nel Tirreno, tendono a mescolare rapidamente le acque”, conclude Corno.

I risultati sono stati ottenuti nell’ambito del progetto di ricerca “AENEAS”, finanziato da AXA Foundation, che ha compreso da una serie di campionamenti in barca a vela nel settembre 2019. I dati sono stati oggetto di elaborazione successivamente, date le restrizioni e la limitata disponibilità dei laboratori durante il periodo della pandemia.

La scheda

Chi: Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche di Verbania (Cnr-Irsa), Gruppo di Ecologia Molecolare (MEG); Instituto de Limnología “Dr. Raúl A. Ringuelet” (ILPLA) La Plata, Buenos Aires, Argentina; Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne  (EPFL) – Central Environmental Laboratory; Veterinary Education, Research, and Outreach Program, School of Veterinary Medicine & Biomedical Sciences, Texas A&M University,  (USA); Department of Life Sciences, Texas A&M University  (USA)

Che cosa: “Parity in bacterial communities and resistomes: Microplastic and natural organic particles in the Tyrrhenian Sea”, Andrea Di Cesare, Maria Belen Sathicq, Tomasa Sbaffi, Raffaella Sabatino, Dario Manca, Florian Breider, Sylvain Coudret, Lee J. Pinnell, Jeffrey W. Turner, Gianluca Corno, Marine Pollution Bulletin, Volume 203, 2024, https://doi.org/10.1016/j.marpolbul.2024.116495, link https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0025326X24004727

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Premio Internazionale Tecnovisionarie® 2024

Le donne che si sono distinte nell’innovazione e nella gestione sostenibile delle risorse idriche

Le vincitrici, scelte fra le decine di candidature pervenute, sono professioniste che, pur attive in ambiti diversi, sono accomunate da valori comuni quali la competenza, la determinazione, l’impegno sociale

Si è svolta lo scorso 30 maggio la premiazione del XVIII Premio Internazionale Tecnovisionarie® di Women&Tech® – Associazione Donne e Tecnologie – ETS, dedicato al tema “Transizione ecologica: le protagoniste di una nuova cultura dell’Acqua”, con l’obiettivo di evidenziare il ruolo cruciale delle donne nell’innovazione e nella gestione sostenibile delle risorse idriche.

“Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie” è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ogni anno, infatti, milioni di persone, di cui la gran parte bambini, muoiono per malattie dovute ad approvvigionamento d’acqua, servizi sanitari e livelli d’igiene inadeguati.
Secondo l’Aqueduct Water Risk Atlas1 del World Resources Institute, inoltre, 25 paesi, che ospitano un quarto della popolazione mondiale, affrontano ogni anno uno stress idrico estremamente elevato, consumando regolarmente quasi tutta la loro riserva idrica disponibile. E almeno il 50% della popolazione mondiale, circa 4 miliardi di persone, vive in condizioni di elevato stress idrico per almeno un mese all’anno. Una situazione, che secondo i dati di Legambiente del 20212, è particolarmente grave anche per il nostro Paese, con il 26% della popolazione esposta a un forte stress idrico a causa anche della crisi climatica e dell’emergenza siccità e due milioni di cittadini residenti in 379 comuni che non hanno le fognature o il servizio pubblico di depurazione.

Promuovere una gestione sostenibile dell’acqua è quindi un dovere che ci riguarda tutti, e quanto mai urgente, per la sopravvivenza stessa della nostra società.

Il prestigioso premio, ideato da Gianna Martinengo, fondatrice e presidente di Women&Tech® ETS, dal 2008 celebra le donne che hanno fatto la differenza nei loro campi di specializzazione, contribuendo a promuovere la parità di genere nel mondo tecnologico ed è parte di un ampio programma di iniziative volte a favorire il superamento del gender gap nelle materie scientifiche che l’associazione porta avanti fin dalla sua fondazione.

Le vincitrici

Fotogallery

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1 https://www.wri.org/insights/highest-water-stressed-countries

2 https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/acqua-una-risorsa-circolare-italia-indietro-nella-gestione-sostenibile-della-risorsa-idrica/

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Fondazione Benetton. Borse di studio sul paesaggio

Bando decima edizione 2024/25

Scadenza venerdì 30 agosto 2024 alle ore 12

E’ uscito il bando della decima edizione delle Borse di studio sul paesaggio, istituite annualmente dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche per sostenere giovani laureati desiderosi di intraprendere un percorso di ricerca nel campo della cultura del paesaggio e del giardino, e della cura dei luoghi.
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Laureati e post laureati italiani e stranieri hanno tempo fino a venerdì 30 agosto 2024 alle ore 12 per partecipare al bando della decima edizione delle Borse di studio sul paesaggio, istituite annualmente dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche per sostenere giovani laureati desiderosi di intraprendere un percorso di ricerca nel campo della cultura del paesaggio e del giardino, e della cura dei luoghi.

Le borse di studio sono indirizzate a tre aree tematiche che corrispondono al profilo culturale e al campo operativo di tre figure fondamentali per il lavoro scientifico della Fondazione fin dalla sua istituzione: Sven-Ingvar Andersson (Progetto di paesaggio), Rosario Assunto (Teorie e politiche per il paesaggio) e Ippolito Pizzetti (Natura e giardino).

L’edizione 2024/2025 prevede l’attivazione di due borse di studio residenziali e semestrali (15 gennaio 2025-15 luglio 2025), ognuna corrispondente a una delle tre aree tematiche, a scelta del candidato.

Saranno privilegiate proposte dai contenuti originali, innovativi e coerenti con l’indirizzo scientifico della Fondazione.

Il valore di ciascuna borsa è fissato in euro 10.000,00 (lordi).

Le borse sono destinate a laureati (laurea magistrale) e post laureati italiani e stranieri, che non abbiano compiuto i 40 anni alla data del 31 agosto 2024. Non possono concorrere i titolari di assegni di ricerca, né coloro i quali ricoprano un impiego pubblico o privato e svolgano una qualunque attività lavorativa in modo continuativo.

Il modulo per la candidatura è disponibile, con il bando, nel sito www.fbsr.it

Scarica il bando

La domanda dovrà essere inviata all’indirizzo paesaggio@fbsr.it entro venerdì 30 agosto 2024, alle ore 12.

Per maggiori informazioni:
Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Cornarotta 7-9,
T 0422 5121, paesaggio@fbsr.it, www.fbsr.it

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